lunedì 16 luglio 2007

Chi è il mio Prossimo?

In quel tempo, un dottore della legge si alzò per mettere alla prova Gesù: “Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?”. Gesù gli disse: “Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?”. Costui rispose: “Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso”. E Gesù: “Hai risposto bene; fa’ questo e vivrai”. Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: “E chi è il mio prossimo?”.
Gesù riprese: “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall’altra parte.
Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?”.
Quegli rispose: “Chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “Va’ e anche tu fa’ lo stesso”. [Lc, 10,25-37]


Una provocazione: è amore autentico se si ama il prossimo perchè è scritto nella Legge? E' amore autentico se perdono chi mi fa del male, sopporto il collega lavativo solo perchè Gesù dice di fare così per avere la vita eterna?

Se mi guardo come sono fatto, non sono portato all'amore autentico nè verso i lontani (ovvio), nè verso i vicini (meno ovvio). Sono guidato, in molte situazioni, dal mio tornaconto, dal mio benessere, dai miei desideri. Non è cinismo: se guardo effettivamente le cose di tutti giorni non posso che constatare questo.

Come conciliare questo comportamento con la Parola di oggi ?

Non lo so. Sono perplesso .....

(mi da molto fastidio la doppiezza di comportamento che vedo in me e vedo negli altri e che si riassumono nel banale commento di molti: "guarda quello, persona sempre in Chiesa e poi è in grado di comportarsi in quella maniera ...")

Penso che Dio sa come siamo fatti. Sa quale è la nostra vera natura (che noi spesso ignoriamo) e da buon genitore sa che cosa dobbiamo fare per essere felici. Se dice che dobbiamo comportarci con un amore autentico verso il prossimo è da crederci. Ed è da credere ancora di più il fatto che solo questo atteggiamento potrà far bene alla nostra natura.

Madre Teresa di Calcutta diceva spesso: "Se vogliamo amare ed essere amati, è molto importante che preghiamo. Impariamo a pregare. Insegniamo ai nostri figli a pregare e preghiamo con loro, poichè il frutto della preghiera è la fede - "io credo" è il frutto della fede è l'amore - "io amo" e il frutto dell'amore è il servizio - "io servo" e il frutto del servizio è la pace.

Preghiamo dunque, preghiamo continuamente, poichè la preghiera ci darà un cuore pure e un cuore puro potrà vedere il volto di Dio anche in un bambino non ancora nato. La preghiera è realmente un Dono di Dio, perchè ci da la gioia di amare, la gioia di condividere, la gioia di tenere unite le nostre famiglie."

1 commento:

Anonimo ha detto...

La rielaborazione della parabola del Buon Samaritano, che è stata fatta in occasione di un convegno per operatori di Pastorale famigliare, ci aiuta a prendere coscienza che il maggior numero di feriti, di cui avere compassione, li troviamo dentro gli appartamenti, più che nelle strade.

La metafora della famiglia


Da Gerusalemme (la città posta sul monte, la sposa del grande re), la famiglia scendeva verso Gerico, nella pianura del gran lago salato, sotto il livello del mare. Scendeva per le vie tortuose e impervie della Storia quando, ad una svolta della strada, incontrò i Tempi Moderni. Non erano di natura loro briganti, non peggio di tanti altri tempi, ma si accanirono subito contro la famiglia, non trovando di loro gradimento la sua pace, che rispecchiava ancora la luce della città di Dio.

Le rubarono prima di tutto la fede, che bene o male aveva conservato fino a quel momento come un fuoco acceso sotto la cenere dei secoli. Poi la spogliarono dell’unità e della fedeltà, della gioia dei figli e di ogni fecondità generosa. Le tolsero infine la serenità del colloquio domestico, la solidarietà con il vicinato e l’ospitalità sacra per i viandanti e per i dispersi.

La lasciarono così semiviva sull’orlo della strada e se ne andarono a banchettare con il Materialismo, l’Individualismo. l’Edonismo, il Consumismo, ridendo tutti assieme della sorte sventurata della famiglia.

Passò per quella strada un sociologo, vide la famiglia sull’orlo della strada, la studiò a lungo e disse:”Ormai è morta”. Le venne accanto uno psicologo e sentenziò:’U istituzione familiare era oppressiva. Meglio che sia finita!”

La trovò infine un prete e si mise a sgridarla:”Perché non hai resistito ai ladroni?Dovresti combattere di più. Eri forse d’accordo con chi ti calpestava?”

Passò, poco dopo, il Signore, ne ebbe compassione e si chinò su di lei a curarne le ferite, versandovi sopra l’olio della sua tenerezza e l’olio del suo amore. Poi, caricatala sulle spalle, la portò alla Chiesa e gliela affidò, dicendo:”Ho già pagato per lei tutto quello che c’era da pagare. L’ho comprata con il mio sangue e voglio farne la mia prima piccola sposa. Non lasciarla più sola sulla strada in balia dei Tempi. Ristorala con la mia Parola e con il mio Pane. A1 mio ritorno vi chiederò conto di lei.”

Quando si riebbe, la famiglia ricordò il volto del Signore chino su di lei. Assaporò la gioia di quell’amore e si chiese:”Come ricambierò per la salvezza che mi è stata donata?”

Guarita dalle sue divisioni, dalla sua solitudine egoista, si propose di tornare per le strade del mondo a guarire le ferite del mondo. Si sarebbe essa pure fermata accanto a tutti i malcapitati della vita per assisterli e dire loro che c’è sempre un Amore vicino a chi soffre, a chi è solo, a chi è disprezzato, a chi si disprezza da sé stesso avendo dilapidato tutta la propria umana dignità.

Alla finestra della sua casa avrebbe messo una lampada e l’avrebbe tenuta sempre accesa. come segno per gli sbandati della notte. La sua porta sarebbe rimasta sempre aperta. per gli amici e per gli sconosciuti: perché chiunque - affamato, assetato, stanco, disperso - potesse entrare e riposare, sedendo alla piccola mensa della fraternità universale.

AM